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Sapori di mare, tradizione romagnola e creatività sulla tua tavola
Sapori di mare, tradizione romagnola e creatività sulla tua tavola
Monfettini alle Seppie
Nella cucina tradizionale romagnola, i monfettini alle seppie raccontano una storia antica, fatta di mare, di mani sapienti e di una semplicità che oggi profuma di memoria. È un piatto povero, nato tra le barche di Cesenatico e le case dei pescatori, quando il mare dettava i ritmi della vita e nulla andava sprecato.
Quando le barche tornavano in porto, cariche di pesci e storie di onde, le seppie rovinate dalla pesca, troppo danneggiate per essere vendute, venivano donate agli equipaggi. Ed è tra le mura domestiche che queste seppie trovavano nuova vita, trasformandosi in un ragù profumato, che nelle sere d’inverno si spandeva per le vie strette dell’antico borgo marinaro.
Con gli scarti del pesce si preparava un brodo saporito, che insieme al ragù si poteva conservare al fresco per giorni. Intanto, sulla spianatoia, veniva tirata una pasta all’uovo, spessa e ruvida, lasciata ad asciugare e poi tritata grossolanamente con il coltello. Ne uscivano piccoli frammenti di pasta, minuscoli come un becco di passero, che le donne chiamavano affettuosamente monfettini.
Cotti nel brodo di pesce e seppie, i monfettini riuscivano a sfamare tutta la famiglia per più giorni, portando in tavola il sapore autentico del mare e della fatica. E si diceva che, poiché simili a piccoli semi, quei pezzetti di pasta rappresentassero simbolicamente il prolungamento della vita, un augurio semplice e profondo custodito in ogni cucchiaio.
Un piatto che oggi racconta più di una ricetta: una storia di ingegno, di amore per la propria terra e per il mare, e di quel senso di comunità che sa rendere prezioso anche ciò che altrove sarebbe stato scarto.